Chris Judge – Quando le nuvole non sono solo nuvole

Tutti, prima o poi, abbiamo alzato gli occhi al cielo per trastullarci con le nuvole, per riconoscere in quella impalpabile schiuma forme abituali, immagini effettive misteriosamente traslate nell’azzurro.

È un impulso che rientra nella pareidolia, cioè la propensione tipicamente umana, istintiva e automatica, che induce a decodificare sollecitazioni astratte convertendole in sembianze identificabili, in pattern consueti. Il cervello si attiva per rendere leggibile e sensato ciò che ci circonda, quasi una difesa verso la casualità, verso l’ignoto. Si ipotizza, infatti, che questa inclinazione abbia fondamenta nell’evoluzione della specie, una sorta di “visore”, in dotazione già ai nostri progenitori, atto a distinguere nel “buio” della razionalità eventuali predatori dissimulati nell’ambiente. Quindi, una funzione anche di sopravvivenza oltreché di organizzazione delle informazioni visive.

Sostanziali e prepotenti in questo fenomeno cognitivo universale, si inseriscono però, ovviamente, l’aspetto ludico e, specialmente, la forza trasfiguratrice e iconoclasta della fantasia. Dunque, dell’arte, l’unica in grado di immaginare un ordine diverso della realtà. Ce ne fornisce luminosa prova il dublinese Chris Judge, vignettista, artista e autore di libri illustrati per bambini. Della sua Irlanda ha la maestosità degli spazi, della natura selvaggia e incontaminata piena di poesia volitiva quanto misteriosa.

Nell’estate del 2020, durante le misure di confinamento per la pandemia di Covid-19, Chris, tra un’illustrazione e l’altra, una storia per l’infanzia e l’altra, si tratteneva parecchie ore in giardino in compagnia dei figlioletti e della moglie Cliona O’Flahertyalla, fotografa di professione. In tanta pace forzata ma intrisa d’inaspettata intimità familiare, la volta celeste e la sua osservazione di giorno e di notte, divennero complici di un’avventura singolare: con scrupolosa e gioiosa frequenza, egli iniziò a sfogliare con sguardo pensante l’immenso album di Cirri, Nembi, Strati… l’intero repertorio delle nubi insomma, rintracciando in ognuna nuova vita e nuove logiche che, per qualche segreto, abitano l’altrove. Da lì, l’idea di fotografarle e di intervenire graficamente sulle foto stesse per caratterizzare ciò che lui già aveva ravvisato: creature degli abissi e creature dell’aria, mostri benevoli, ciclopici faccioni, spettri gioviali che anziché incutere timore invitano al sorriso, e soprattutto simpatici animali, dai più domestici ai più selvatici.

Chris Judge e le condivisioni virali

Le sue prime realizzazioni vennero condivise su Twitter e Instagram diventando subito virali, influenzando e invogliando i fruitori ad imitarlo nella contemplazione e nell’interpretazione soggettiva delle nuvole. Un’entusiastica adesione all’iniziativa, tanto da convincerlo a procedere in quell’esperienza con sistematicità quotidiana, tanto da indurlo ad avviare, con Cliona, il progetto A Daily Cloud, grazie al quale, ora e da tempo, pubblicano e vendono le loro creazioni.

Alla sua abilità di disegnatore bastano pochi tratti di penna nera, essenziali, ben dosati, ed ecco che da corpose, magari cupe spume, o da sfumati e rarefatti sbuffi atmosferici emergono personaggi e bestie dall’allegria contagiosa e ironica. Irresistibili. Sono evocazioni un po’ sognanti, sono condensati effervescenti, sono frenesie metafisiche.

Judge esibisce e festeggia, con spensierato compiacimento artistico e umano, il bimbo che c’è in lui. Che c’è in ognuno, in verità, il famoso “fanciullino”, secondo Giovanni Pascoli. Quella vitale composizione di stupore e inventiva, di spontaneità privata dei filtri dell’età adulta; quella ingenuità divagante e onnivora di chi, momentaneamente e volutamente fuori dalla coerenza convenzionale, si lascia trasportare nella vertigine delle possibilità, nella libertà del tutto. Quasi una curvatura del tempo dove naufragano retorica e modelli precostituiti. Verrebbe da dire: dentro quelle ragioni del cuore che la ragione non conosce, perché l’analisi distrugge l’interezza e ci sono sensazioni, sensazioni magiche, che devono rimanere intere. Davvero preziose eccezioni.

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